La parola  ORDINE, dal latino ordo, probabilmente composto dalla radice -ar, -or, ad esempio nel
latino ordior comincio, oppure orior nasco, nel greco òr-nymi faccio andare; e dalla desinenza -do, in questo modo ordine sarebbe maniera di andare, di procedere.
Ordine diventa quindi la disposizione di ogni cosa al suo posto, serie di idee, secondo un concetto;
oppure grado o classe di cittadini, organizzazioni di persone in vari gradi. Si parla di ordine sacro, di ordine cavalleresco, di ordine sacerdotale, ma Ordine è anche la disposizione delle cose nel mondo fatta dalla Natura, dalla Legge, diventa quindi regola, norma, e da qui ordine come comando.
Curioso come un primo significato molto personale, che inizia da un movimento interno dell’individuo come la nascita o il camminare, porti, attraverso un lungo percorso di interpretazioni, al comando militare e all’imperativo. Ordine è una parola a punta tanto quanto una parola tonda, è bello pensare di aver fatto ordine e di tenere in ordine oggetti e pensieri, si dice “mettersi in ordine” quando ci si prepara per uscire o per ricevere, spesso questa parola viene associata ad un’idea positiva, di pulizia. L’espressione ordine delle cose poi ci riporta ad una concezione che è superiore all’uomo, ad una organizzazione cosmica della quale l’uomo fa semplicemente parte, e che da essa prende metaforicamente ordine, nel senso che l’umanità non può sottrarsi alla natura e alle sue regole. Ordine non è esclusivamente la regolare disposizione di oggetti o concetti, ma è l’idea stessa che ogni cosa sia al posto che le spetta.
Altra cosa è l’uso di ordine come imperativo, che comprende in sé una costrizione e un obbligo, un rapporto di subalternità. In questo caso l’ordine può essere accettato ed eseguito in modi diversi, con costrizione oppure con comprensione e piena approvazione dell’ordine ricevuto.
L’idea di ordine come imperativo apre su considerazioni grandi e impegnative, che entrano con forza nell’equilibrio, o nella mancanza di equilibrio, nei rapporti tra le persone. Un rapporto di subalternità è per definizione sbilanciato, ma è nella funzione del comando il potere di rendere accettabili e compresi gli ordini dati conquistando la stima e la fiducia delle persone in posizione inferiore per grado, per posizione, anche tra educatori e discenti, tra genitori e figli.
Chiara Stoppa