Uno sguardo in avanti, uno sguardo indietro
In questo momento d’autunno, in cui riprendiamo le attività consuete, ci sentiamo un po’ sospesi tra due mondi: l’estate appena finita, la vita che torna al lavoro. Questo però non è un autunno normale, come ne abbiamo vissuti tanti. Siamo ancora infastiditi, rallentati, ostacolati e provati da una pandemia che ha travolto tutte le nostre abitudini.
Tante sono le cose che abbiamo dovuto subire in questi ultimi 2 anni, a causa della pandemia. Però sono tante anche le cose che abbiamo imparato o che possiamo imparare. Quello che apprendiamo rimane nostro, diventa parte di noi, ci forma e rappresenta un aiuto per affrontare sfide future.
Per quanto riguarda il mondo della Arti Marziali abbiamo sopportato la mancanza di allenamento con i nostri compagni e coi nostri maestri. Abbiamo dovuto rimandare impegni tradizionali come stage e incontri di formazione.
In cambio, che cosa abbiamo capito? che dobbiamo continuare ad allenarci, trovando tutti i modi possibili. Da casa, insieme via internet. Da soli, guidati da messaggi e indicazioni dei maestri. Siamo diventati un po’ più tecnologici ma abbiamo aspettato il momento in cui tornare ad allenarci come prima.
Io parlo di Arti Marziali perché è quello che conosco, che fa parte del mio mondo ma sono convinta che queste esperienze riguardino tutti coloro che praticano un qualsiasi sport, individuale e di gruppo. In particolare le Arti Marziali ci formano e ci aiutano nel nostro percorso in tanti modi ma fondamentalmente possiamo dire che esistono due aspetti: un esterno e uno interno.
Esterno non significa solo muscolare, attivo, in espansione come interno non è solo energetico, meditativo e fluido.
Esterno significa anche: mi alleno facendo quello che dice il mio maestro: devo solo andare in palestra, poi ci pensa lui a farmi fare quello che serve. Esterno è il Viet Tai Chi (ma anche lo Yoga, il Chi Kung), che agisce su di me tramite forme e sequenze che eseguo perché seguo il programma che mi viene indicato.
Interno significa anche mi alleno da solo perché non ho alternative o perché ne sento la necessità; decido che cosa fare, che cosa ripassare; quali esercizi mi fanno bene.
E come lo decido? Questa è quella che io chiamo La Nuova Pratica.
Un regalo dei tempi che viviamo. Una pratica che si aggiunge a quella tradizionale.
Quando ci mettiamo a praticare operiamo sempre una scelta. Quindi come decidiamo?
Possiamo sentire la necessità di un certo movimento fisico, forme dure o morbide che aiutino a sfogare l’energia o a immagazzinarla.
Possiamo farci portare dal poema di una forma per una meditazione in movimento.
Possiamo scegliere all’interno di forme e sequenze che conosciamo, quello che ci aiuti a coltivare un pensiero, una qualità, sia fisica che mentale.
La nuova pratica significa conoscenza della disciplina e scelta.
Significa auto coltivazione e consapevolezza.

M° Anna Campo – Centro Thien Mon

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